Quando la Playstation 5 è uscita in Europa, lo scorso Novembre, è diventata introvabile nel giro di poche settimane. E’ infatti dagli ultimi mesi del 2020 che la carenza di microchip ha cominciato a farsi sentire sulla produzione globale. Oggi, a nove mesi di distanza, la penuria di processori è diventata endemica e l’acquisto di qualsiasi bene elettronico è diventato complicato, che si tratti di auto o schede grafiche.
Da una parte il problema è dovuto all’alta richiesta. Ormai qualsiasi prodotto che abbia componenti elettroniche utilizza questi microscopici circuiti per funzionare: dai processori per pesare i vestiti in lavatrice ai sensori delle fotocamere, i microchip sono onnipresenti negli oggetti intorno a noi e la domanda è in costante crescita da anni. La pandemia ha ulteriormente favorito questo trend. I lockdown e il diffondersi dello smart working hanno reso più urgente il bisogno per computer, smart tv e impianti di intrattenimento casalingo.
Dall’altra parte alcune circostanze hanno reso più difficile mantenere stabile o incrementare la produzione. La pandemia infatti ha anche provocato la temporanea chiusura di alcune fabbriche e un generale rallentamento della catena di approvvigionamento, mentre la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina ha reso più difficile il commercio con la Cina e scatenato un generale accaparramento di microchip da parte delle aziende cinesi nel 2020, prima che le sanzioni americane entrassero in atto. Altre casualità avverse, come un incendio in un’importante fabbrica di microchip giapponese lo scorso ottobre, la tempesta di neve che ha bloccato gli impianti produttivi in Texas quest’inverno o la grave siccità che ha colpito Taiwan negli ultimi mesi hanno ulteriormente aggravato la situazione.
Le conseguenze di questa carenza sull’industria tecnologica sono rilevanti. Secondo Reuters, diverse grandi case automobilistiche sono state costrette a tagliare la produzione prevista per il 2021 (Stellantis dell’11%, ad esempio). Mentre la principale produttrice di smartphone al mondo, Foxconn, probabilmente vedrà la produzione annuale ridursi del 10%. Una grande azienda come Whirpool ha dichiarato di essere riuscita a soddisfare soltanto il 90% della domanda a Marzo e Nvidia ha già annunciato ad aprile che la domanda per le sue schede grafiche continuerà a superare l’offerta fino al 2022. Nel complesso i settori coinvolti hanno perso una fetta importante di vendite in questa fase.
Le difficoltà nella produzione di microchip rendono impossibile scalare rapidamente il processo e costruire nuove fabbriche in pochi mesi. La situazione impiegherà dunque alcuni anni per risolversi.
Ma se da un lato è comprensibile che la particolare congiuntura di eventi sfavorevoli abbia avuto ripercussioni importanti, dall’altro bisogna osservare che la principale causa di questa crisi è stata la scarsa comprensione dell’andamento di medio periodo della domanda.
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